di Franco Greco
Sapete perché siamo obbligati a pagare le tasse? Per la convinzione becera di parecchi pappagalli che ripetono a memoria ciò che ascoltano asetticamente dai mass media: “l’Italia è in crisi perché gli italiani non pagano le tasse” poveri idioti! L’Italia è il Paese più tartassato al mondo, la prova è il numero crescente di suicidi di persone che non riescono a pagare le tasse. Oltretutto, nel momento in cui entrano nel tunnel del mancato pagamento, nel breve periodo gli interessi raggiungono quote da perfetta usura, legalizzata senza un perché.
L’Italia è in crisi perché non produce, malgrado abbia tutte le capacità tecnologiche, imprenditoriali, finanziarie per creare ricchezza vera. Il funzionamento imprenditoriale degli anni sessanta, attraverso il quale l’Italia ha registrato la più grande crescita economica, è un modello da copiare: apertura verso il riconoscimento della classe operaia e pochissimi tributi a basso prelievo fiscale ci hanno permesso di creare le infrastrutture sul territorio e, soprattutto l’espansione del benessere che ha inciso a migliorare l’esistenza familiare.
Oltre allo sciagurato esercizio della tassazione, senza regole e sempre crescente, esiste l’emigrazione continua, ma giustificata, degli imprenditori che traslocano le loro industrie nei Paesi dove usufruiscono di strutture adeguate in cambio di un prelievo fiscale molto basso. Questi non sono evasori ma profughi che fuggono dallo strozzinaggio del fisco. Ovvio che l’emigrazione dell’impresa ha determinato lo squilibrio economico sia nei rapporti internazionali sulla concorrenza, sia all’interno, generando l’elevata disoccupazione, in special modo quella giovanile. È vero che la globalizzazione ha la grande colpa d’avere ridotto i margini di concorrenza, ma questo è vero in parte. L’UE, anziché svendere le proprie tecnologie di grande pregio economico e finanziario avrebbe dovuto proteggersi dalle furbizia orientale, che senza nulla pagare ci ha obbligati a seguire modelli sociali di altissimo degrado sociale. L’Europa con i suoi cinquecento milioni d’abitanti non ha alcun bisogno di cercare mercati, pagando l’alto prezzo della democrazia.
Nel momento in cui tutti i pappagalli del sistema smetteranno di starnazzare, allora sarà possibile fare lo sciopero delle tasse, in linea con la Costituzione Italiana. Oltretutto, si sarebbe potuto meglio affrontare il disastro europeo attraverso la sostenibilità di una giusta politica monetaria, economica e finanziaria.
Ai pappagalli del sistema vorrei fare notare che in Italia è poca chiara la differenza tra chi produce qualcosa che si chiama ricchezza e chi questa ricchezza la sciupa. I primi hanno la consapevolezza di sollevare economicamente il loro Paese, i secondi assorbendo ricchezza, hanno la consapevolezza di essere furbi, pur distruggendo l’Italia.
Restare attaccati al bavero di una Germania attaccata al rigore finanziario ma incapace di creare norme che regolano l’economia europea, è un suicidio sociale. Tranne che il restare al bavero di chi sta conducendo l’Europa nel baratro economico abbia una convenienza personale, da parte di quattro politici senza alcuna dignità. In questo caso mi auguro di essere in errore.